Gioco di squadra 2

Introduzione

Il Progetto Gioco di squadra 2 ha promosso la continuità di un percorso fruttuoso già in atto sulla provincia bergamasca volto ad offrire una rete integrata dei servizi rivolti ai minori sottoposti ai provvedimenti dell’autorità giudiziaria e alle loro famiglie (le tutele minori, gli ambiti territoriali, l’agente di rete, gli enti educativi, i formativi, le realtà del volontariato, la magistratura), con l’intento di dare una lettura integrata e multidisciplinare ad un fenomeno che mostra evidenze di multi-problematicità e fragilità dei nuclei che accedono al reato nonché di garantire interventi di messa alla prova efficaci e rispondenti al bisogno del singolo.

Approfondimenti

Obiettivi principali

L’obiettivo principe è stato quello di realizzare un sistema territoriale in rete sia nella presa in carico del minore e della famiglia che nell’inclusione attiva dei giovani autori di reato, consolidando e sperimentando forme innovative che potessero fare tesoro dell’esperienza in atto negli anni sul territorio e garantissero interventi duraturi nel tempo. Il territorio bergamasco ha voluto inoltre promuovere azioni legate alla giustizia riparativa, strumento significativo nella sua capacità di sguardi e azioni riparative ed educative, con azioni di sensibilizzazione nelle scuole e nelle realtà territoriali. In particolare gli obiettivi specifici del progetto sono stati:

  1. Garantire interventi di presa in carico personalizzati e multiprofessionali di natura sociale e occupazionale del minore, con una particolare attenzione alle situazioni di grave marginalità o fragilità (minori stranieri, minori seguiti dai servizi di tutela minori) e alle loro famiglie, confermando il modello dell’equipe multiprofessionale già in atto si per gli interventi individuali che di gruppo

  2. Consolidare e garantire con maggior efficienza interventi sistemici e unitari attraverso la figura dell’agente di rete inserito all’interno della rete territoriale provinciale in stretto raccordo con gli uffici della magistratura minorile

  3. Rendere più solida la rete e la filiera dei servizi territoriali, garantire una fattiva collaborazione tra la rete intesa come insieme degli enti pubblici presenti sul territorio e del privato sociale

  4. Coordinare e implementare la rete tra i partner di progetto e tra le aree minorile e quella adulta rileggendo il fenomeno alla luce delle esigenze emergenti da le realtà coinvolte, i servizi, le associazioni al fine di restituire alla parte politica possibile piste di intervento futuro.

Target e soggetti coinvolti

Target

Il progetto si è rivolto a soggetti minorenni con un procedimento penale in corso sul territorio provinciale e alle loro famiglie (richieste ex Art. 9 provenienti dalla Procura della Repubblica o dal Tribunale per i Minorenni di Brescia, istituto di Messa alla Prova, Custodie Cautelari), che mostrano uno spaccato di nuclei in difficoltà nel trovare soluzioni educative e pedagogiche. Spesso gli adolescenti sono soli e richiamano l’attenzione della famiglia, della scuola e della realtà sociale in genere con atteggiamenti antisociali, con azioni criminose anche pericolose, autodistruttive nel caso dei reati legati all’uso delle sostanze e distruttive in altri nei casi di reati contro la persona e il patrimonio. L’intento è stato quello di renderli parte di un processo che ha garantito loro una presenza dalla fase iniziale del procedimento fino all’interrogatorio nei casi della custodia cautelare, alla progettualità della messa alla prova e alle udienze.

Sulle situazioni dove la dimensione del reato aveva avuto una valenza gruppale e non individuale, è stato istituito un lavoro di gruppo. L’esperienza del gruppo ha sempre rappresentato un fiore all’occhiello di questo territorio perché ha permesso di ricollegare e rileggere quelle dimensioni di cui spesso i minori non sono neppure consapevoli ma che li portano a reiterare continuamente comportamenti devianti senza rendersene conto.

Soggetti coinvolti

Il lavoro si è svolto in stretta connessione con i servizi sociali della magistratura di Brescia, l’istituto penitenziario Cesare Beccaria, la Procura e il Tribunale per i Minorenni di Brescia e gli Uffici della Tutela Minori dei 14 ambiti. La rete dei servizi che a vario titolo ha garantito la presa in carico, ha permesso di fronteggiare le differenti complessità che durante il progetto sono state affrontare rendendo le risposte ai servizi efficaci e pertinenti ai bisogni dei minori sottoposti a misura penale e alle loro famiglie.

Il tavolo di presa in carico dei ragazzi è stato costituito da enti educativi, formativi e psicologici che hanno contribuito alla costruzione e al monitoraggio di progettualità individualizzate ed integrate. Centrale è stata poi la figura agente di rete, quale strumento ponte tra la rete territoriale dei servizi, la famiglia, il minore e la magistratura, confermando il notevole lavoro svolto in questi anni nel nostro territorio.

Partners coinvolti:

  • Enti educativi: Cooperativa Noema, Cooperativa Patronato, Cooperativa il Mosaico, Generazioni Fa, Cooperativa Impronta
  • Enti formativi: ABF, AFP Patronato, Cooperativa Patronato, Cooperativa il Mosaico, Mestieri, Enaip
  • Enti psicologici: Asst sede centrale Bergamo, Fondazione Angelo Custode
  • Enti interventi socializzanti e attività socialmente utili: Diakonia, Centro Servizi Volontariato

Azioni principali

 

Attivazione relazioni rete formale. Raccordo servizi della giustizia riparativa. Colloqui e Osservazioni iniziali. Sostegno educativo

L’accompagnamento educativo, fino all’evento del Covid ha funzionato in stretta relazione con i servizi di tutela minori, l’agente di rete, i servizi specialistici, le famiglie, caratterizzando la maggior parte dell’attività progettuale in tutte le aree, non solo quella lavorativa, ma anche la psicologica e quella sociale nell’attività di recupero e il reinserimento del minore, sia in dimensioni individuali che gruppali.

Nel periodo Covid in ottemperanza ai dispositivi, tutte le attività di gruppo da febbraio in poi sono state realizzate in forma on-line fino alla fine di luglio. Gli enti educativi, almeno per la prima parte del progetto hanno potuto lavorare con i ragazzi, anche attraverso una rilettura delle dinamiche e dei processi disorganizzati e disfunzionali che li portavano a delinquere. Le figure educative accanto alla figura dell’agente di rete, hanno permesso di ridare dignità a giovani che avevano bisogno di mostrare un volto diverso da quello che spesso erano abituati a vedere, loro, le loro famiglie e il sistema, dentro una logica riparativa e non punitiva.

Intervento di accompagnamento e di supporto con colloqui individuali a minori e famiglie. Interventi di peer supporters. Attività individuali e di gruppo recupero abilità relazionali

Prima dell’emergenza Covid-19 l’attività si è svolta regolarmente sia per quanto attiene i colloqui individuali, sia le attività valutative sui reati commessi in campo sessuale, il sostegno alle famiglie e la formazione degli operatori. Anche per quanto riguarda la Fondazione Angelo Custode i ragazzi segnalati hanno potuto giovare del sostegno psicologico per tutto il periodo della messa alla prova. La maggior parte dei minori ha continuato la sua attività di sostegno. Anche per quanto riguarda i reati di gruppo la possibilità di rileggere quanto accaduto dentro delle dimensioni più introspettive e rielaborative utilizzando strumenti quali: video, testi scritti anche di loro produzione, immagini ecc…ha rappresentato per i giovani autori di reato, una grossa novità. Ha permesso loro, di assumere uno sguardo differente, sugli accadimenti che li hanno coinvolti, solitamente molti di loro (se non la totalità) considerano il sistema penitenziale e giuridico come esclusivamente punitivo e coercitivo, che li nomina solo come “delinquenti” (termine spesso usato) o “tossicodipendenti”.

Attività di mediazione sociale. Attivazione rete e servizi territoriali.

L’attività è stata svolta regolarmente secondo quanto previsto dal progetto fino a febbraio, poi è continuata con le modalità previste dai dispositivi Covid. E’ continuato il lavoro di mappatura delle realtà disponibili all’accoglienza di minori, che proseguirà e si consoliderà nella nuova annualità. Il lavoro di sensibilizzazione nelle scuole secondarie, di 2 grado interne è stato realizzato con alcune difficoltà legate al passaggio in Dad della formazione degli studenti. E’ stato realizzato il progetto convegno Scuola e Giustizia: un nuovo modello integrato di intervento a seguito del primo periodo di ricognizione nelle scuole. E’ stato realizzato un momento pubblico rivolto ai docenti e ai genitori delle scuole interrogandosi su come la scuola poteva promuovere giustizia, sui percorsi di messa alla prova, sulla valenza educativa e non punitiva del sistema giustizia in ambito minorile. Non è stato possibile svolgere l’attività formativa rivolta alle associazioni ospitanti minori in messa alla prova vista la sospensione da parte della Magistratura delle attività collegate alla presenza in sede di associazioni o di attività di volontariato.

Impatto del Covid sul progetto

La situazione pandemica ha messo nella condizione di dover modificare il solito approccio fino a prima utilizzato, sia per l’assenza del contatto che per la riduzione delle attività da poter realizzare in presenza, ma non ci ha impedito di mettere in campo quell’enorme lavoro educativo che parte proprio dagli aspetti della motivazione, della tenuta, del rispetto dei contesti lavorativi delle regole e delle consegne che vengono date, tornando anche a rileggere aspetti legati al vissuto personale, alle condizioni che hanno reso difficile la realizzazione del percorso scolastico (molti di loro arrivano da più bocciature) o di quello lavorativo (molti di loro non riescono a mantenere la tenuta né dei tempi, né tantomeno dei ritmi che gli vengono richiesti).

Le maggiori difficoltà nella realizzazione del piano di lavoro sono state legate allo slittamento e riorganizzazione delle modalità di attuazione delle azioni sia in città quanto nella provincia. La sospensione delle attività in Tribunale nella celebrazione delle udienze, per diversi mesi, ha portato al rallentamento dell’attività sia degli operatori nei servizi pubblici, sia di quelli della giustizia, quanto quelli comunali e d’ambito, mettendo il sistema in difficoltà soprattutto nel periodo febbraio/settembre 2020 con una necessaria ri-organizzazione del processo di realizzazione del cronoprogramma.

La cabina di regia così come era stata pensata è stata sostituita da tavoli di lavoro più ristretti ma più ravvicinati in termini di tempo, dove l’oggetto di lavoro era rivolto più che da pensieri e progettualità nuove, alla gestione dell’emergenza, dell’ordinarietà degli interventi, dalla necessità di dotarsi e dotare i servizi di sistemi di comunicazione in call e on-line e non più in presenza, di discussione e confronto in merito alle azioni da realizzare e a quelle da ridistribuire o ridefinire o addirittura sospendere perché le condizioni non lo permettevano. La bimensilità degli incontri non è stata rispettata, ci sono stati periodi in cui ci si è raccordati più frequentemente e altri meno.

E’ stato mantenuto il contatto diretto e costante con la direttrice dell’Ussm per cercare di assolvere e risolvere le questioni organizzative legate alla quotidianità e con i servizi di tutela minori da parte dell’agente di rete.

Non è quindi stato affrontato ad oggi la possibilità di creare, come ipotizzato, un tavolo di lavoro permanente in capo agli Ambiti territoriali per uno stretto raccordo con le molteplici progettualità regionali, nazionali ed europee, inserire percorsi di giustizia riparativa, raccordarsi con le iniziative del laboratorio Nexus.

Per quanto riguarda l’attività di sensibilizzazione nelle scuole e l’attività di mediazioni, le azioni hanno subito un rallentamento sostanziale, a causa dell’inserimento della didattica a distanza.

Per quanto riguarda gli enti formativi le difficoltà sono state legate in prevalenza a diversi aspetti.Per quanto riguarda gli enti educativi è stato necessario riadattare e riprogettare il servizio e l’attività educativa sul progetto per poter garantire il monitoraggio ed il contatto con gli utenti in carico sul progetto Gioco di Squadra 2. Alcune attività fino alla ripresa in presenza sono state realizzate in call. Nel periodo pandemico è stato possibile comunque lavorare con i ragazzi su aspetti che hanno riguardato la norma e le regole una valenza significativa visto che tutti erano stati autori di reato. Nello specifico si è lavorato su:

  1. Azioni di sostegno al distanziamento sociale ed alle misure restrittive individuali e di gruppo

  2. Comprende i motivi della sospensione degli accessi al Centro educativo diurno, luogo per loro significativo e di confronto con gli altri

  3. La motivazione alla realizzazione ai colloqui individuali tramite l’uso di tecnologie di comunicazione a distanza in audio e video di sostegno ai processi evolutivi finalizzati alla riprogettazione della dimensione di vita in preparazione all’inserimento nel mondo del lavoro

  4. Azioni di sostegno familiare tramite l’uso di tecnologie di comunicazione a distanza in audio e video, anche in relazione a nuovi bisogni emergenti dalla crisi economica e sociale con azioni di sostegno sociale, valorizzazione della rete sociale familiare, orientamento rispetto alle misure economiche di sostegno alle famiglie previste a livello nazionale e regionale

  5. Accettazione di una modalità di azioni educative individuali e di gruppo previste comunque della magistratura a distanza attraverso piattaforme digitali, con orari settimanali e attività strutturate (counseling espressivo di gruppo, laboratori di gruppo creativi, cineforum, laboratorio di cucina, laboratorio sportivo, attività ludica online)

Per quanto riguarda gli enti formativi e dell’orientamento in riferimento ai mesi di lockdown a fronte del fermo di attività, hanno comunque garantito il contatto con i ragazzi, telefonicamente, con frequenze legate ai singoli casi (alcuni settimanalmente altri meno spesso). In alcuni casi l'orientamento a distanza ha funzionato. Non era la formula migliore, - hanno dichiarato gli enti - ma ha permesso di restituire ai giovani che ci si faceva comunque carico di loro e non li ha lasciati soli. Il proseguimento con le attività da maggio in poi è proseguito con le azioni e le modalità previste con nuove modalità progettuali, anche se da subito non erano chiari alcuni aspetti che hanno rallentato il cronoprogramma, recuperato poi nei mesi di settembre/dicembre 2020 a seguito della nota di Regione Lombardia. Nello specifico le criticità riguardavano la possibilità di riconoscimento da parte della Regione delle modalità in forma online a distanza, la formazione FAD visto che fino a settembre non era possibile realizzare il rientro in classe. Per quanto attiene i Tirocini extracurriculari, si è atteso che Regione Lombardia, fornisse l’autorizzazione alla ripresa dei tirocini sospesi. Con la proroga fino a fine 2020 è stato possibile da parte degli enti garantire l’ultimazione dei tutti i percorsi in atto. Va inoltre sottolineato che gli stessi enti, hanno sostenuto e accompagnato le Aziende alla continuazione dei percorsi in atto prima del Covid, visto che per molti di loro il quadro lavorativo era notevolmente cambiato.

Per quanto riguarda il versante psicologico, di fronte all’emergenza Covid-19 l’unica variazione ha riguardato la possibilità data ai minori e alle loro famiglie di fare colloqui da remoto attraverso piattaforme di videoconferenza.

Relativamente alle attività socialmente utili vi è stata una grande difficoltà nel poter inserire i ragazzi in contesti di volontariato, ma le attività sono state rimodulate in modalità online (aiuto compiti, stesura di documenti per enti ed eventi…) o su attività di volontariato connesse alla situazione pandemica (organizzazione e distribuzione buoni pasto, attività sierologica…).

Anche per le attività si sensibilizzazione, l’azione di mappatura delle realtà associative per lo svolgimento dei percorsi di messa alla prova hanno avuto un brusco rallentamento, si è comunque arrivati alla realizzazione del prodotto presentato in una conferenza stampa unificata minori e adulti, visibile sul sito del Centro Servizi Volontariato di Bergamo.

Previsioni e obbiettivi per il futuro

Quali scenari intravedono nel prossimo futuro rispetto al target/tema del progetto?

Nel futuro si intende consolidare ulteriormente il percorso fruttuoso in atto e confermare la volontà nel territorio e di tutta la provincia bergamasca, di offrire una rete integrata dei servizi rivolti ai minori sottoposti ai provvedimenti dell’autorità giudiziaria. La progettualità in atto sul territorio bergamasco intende legarsi anche al progetto sulla giustizia ripartiva in atto, perché questo legame, diventi un’ulteriore elemento di integrazione del modello offrendosi come strumento significativo nella promozione di azione riparative ed educative, scardinando sempre più la logica coercitiva e giudicante dell’assetto penale tradizionale. Si proseguirà attraverso azioni di sensibilizzazione e prevenzione nelle scuole e nelle realtà territoriali. Centrale sarà quest’anno l’equipe multidisciplinare e la connessione tramite la presenza dell’agente di rete quale ponte tra la rete territoriale dei servizi, la famiglia, il minore e la magistratura. Ci sarà inoltre anche la presenza all’interno dell’equipe dell’operatore di riferimento territoriale del ragazzo e dell’USSM di Brescia che, a seguito della nuova implementazione dell’organico garantirà una presenza costante anche sul territorio bergamasco di una figura di riferimento attiva e proattiva dentro il progetto.

Quest’anno la situazione pandemica è stata una ulteriore aggravante e ha evidenziato in modo sostanziale la vulnerabilità di alcuni nuclei che sono rimasti ai margini anche a seguito del digital divided e senza neanche il punto di riferimento della scuola. La gestione poi degli strumenti informatici che si è resa necessaria nell’anno trascorso e che probabilmente lo sarà anche su questo nuovo progetto, necessita sicuramente di un lavoro di attenzione ulteriore da parte degli operatori, che devono modificare schemi e strutturazione storica, per qualcuno può apparire una situazione più funzionale e adeguata ma va considerato che per altri non lo è, l’impatto informatico rende a volte la relazione ancora più distante e implicante soprattutto nelle valutazioni, negli accompagnamenti relazionali e pedagogici soprattutto quanto si tratta di occuparsi di gruppi di genitori o di autori di reato.

Quali obiettivi/priorità futuri per le politiche e la programmazione zonale?

  • Consolidare il lavoro di rete sul territorio e ampliare il raccordo con gli enti capaci di promuovere il percorso del minore nel circuito penale in termini rieducativi e riparativi
  • Consolidare modalità operative integrate e multidisciplinari capaci di garantire progettualità individualizzate che rispondano ai bisogni di minore, famiglie e Magistratura
Ultimo aggiornamento: 15/07/2022 16:10.42