Area Inclusione Sociale

L’Area Inclusione Sociale coordina servizi e progetti afferenti all’Ambito in materia di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale e di interventi dedicati alla grave emarginazione adulta. Cura la realizzazione del Piano Povertà Locale, assicurando il pieno funzionamento delle misure previste, e assicura la presa in carico dei sottoscrittori dei patti per l’inclusione sociale. Implementa progetti specifici dedicati a persone in situazione di grave emarginazione (persone senza dimora, tossicodipendenti, persone sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria…). 

Come riferimento dell’Area, è attivo dall’autunno 2018 il Tavolo Inclusione, a cui partecipano oltre ai Comuni dell’Ambito, rappresentanti del Terzo Settore, della Diocesi, di ATS, dei sindacati e di altri servizi territoriali. Il Tavolo ha la funzione di condivisione delle politiche territoriali in materia, di osservatorio sulle povertà e di raccolta di istanze utili a indirizzare i servizi verso un ottimale funzionamento, in una logica di partecipazione attiva e di sussidiarietà.

 

PROGETTO PIT STOP:

“Pit stop” nasce in continuità con la progettualità da poco conclusa sul precedente bando a seguito del confronto tra: le Istituzioni penali presenti sul territorio (Casa circondariale e UEPE), la filiera dei servizi che hanno realizzato il progetto “Sentieri di Libertà”, il  Comune di Bergamo (ente capofila, gli Ambiti territoriali. E’ proprio dall’attenta analisi e dalla rilettura del fenomeno, che emerge la necessità di realizzare un progetto che si incarna in linea di continuità e consolidamento della rete integrata di servizi, che negli anni hanno costruito un network articolato e ricco di specificità, ma che dovrà assumere una valenza provinciale coinvolgendo i servizi del segretariato sociale dell’intera provincia. Si rende pertanto necessario, proprio alla luce dei dati forniti dagli uffici della giustizia e al fine di raggiungere in maniera sempre più appropriata i propri destinatari, ossia gli autori di reato (  marzo 2019 si conta un numero di 1815 utenti con profili di  grande fragilità e vulnerabilità), garantire una  visione più complessiva e personalizzata delle prese in carico, una uniformità metodologica degli interventi a partire dal raccordo più sistematico con la rete territoriale, una risposta più adeguata alla crescente domanda di multiproblematicità dei soggetti autori di reato e delle loro famiglie. La figura dell’agente di rete, permane la figura cardine dentro e fuori il carcere, per accompagnare nel tempo i detenuti e le loro famiglie, nei difficili e spesso frammentati percorsi di recupero e di reinserimento. Il significativo partenariato che ancora una volta garantisce una filiera di servizi innovativa e di prima risposta al bisogno, compresa la risposta abitativa e dell’inclusione lavorativa, è la stessa che permette, attraverso la realizzazione di interventi di sensibilizzazione, di contaminare contesti sociali e culturali perché divengano più disponibili al reinserimento degli adulti autori di reato.

Si conferma la presenza di un partenariato che da tempo è impegnato e operoso nella realtà bergamasca, tutti i partner hanno avuto modo di seguire in questi anni situazioni di soggetti che provenivano dall’area penale adulta.  Il lavoro che ha caratterizzato il partenariato nel precedente bando, ha permesso alla realtà di fare rete, di incontrarsi e di conoscersi sia sulle progettualità individuali, dentro una realtà di presa in carico multi-disciplinare e multi-fattoriale, sia su interventi di tipo territoriale, sia su quelli di tipo comunitario, significativa la partecipazione di molti di loro al laboratorio Nexus quale luogo di raccordo delle realtà e di contaminazioni dei saperi, di rilettura del fenomeno sociale e culturale della giustizia in genere e delle sue possibili forme alternative alla detenzione.

In questa progettualità si intende lavorare sul consolidamento di una filiera che si pone di intervenire non in modo frammentario, ma con uno sguardo olistico, continuando la messa a sistema di una area penale che si radichi nella cultura dei vari servizi coinvolti, anche con il coinvolgimento dell’ATS in quanto rappresentante della realtà provinciale degli Ambiti. Una grossa novità è rappresentata proprio dalla presenza nel partenariato effettivo dell’Ufficio Sindaci in rappresentanza delle realtà territoriali del segretariato sociali che avranno il ruolo, accanto agli agenti di rete e agli altri servizi, di costituire l’equipe multidisciplinare per la presa in carico degli adulti in esecuzione penale e delle loro famiglie.

E’ una rete  che è stata in grado di costruire una realtà di servizi  rispondente in maniera integrata ai molteplici bisogni della popolazione detentiva e delle loro famiglie, attraverso:  l’area della formazione e orientamento al lavoro con la partecipazione e l’ampliamento del  numero dei partner, sono stati coinvolte altre agenzie quali:  ABF, AFP Patronato San Vincenzo, Cooperativa il Mosaico tutte realtà impegnate negli anni precedenti sul fronte minorile. Accanto alla realtà di Mestieri consolidata nel tempo sull’area adulti, hanno pensato di integrare gli strumenti e le medotologie utilizzate in questi anni nelle due aree per condividerle, la costruzione dei percorsi di inserimento e orientamento al lavoro, la costruzione del curriculum delle competenze ecc… L’obiettivo sarà proprio quello di costruire strumentazioni condivise e utilizzabili sulle aree del penale adulto e minorile in merito ai percorsi di ri-orientamento, di inserimento lavorativo o per l’utilizzo dei dispositivi regionali. Con l’attenzione in particolare ai giovani detenuti che intercettano la realtà carceraria in età precoce. 

Le attività laboratoriali interne al carcere, gli agenti di rete fornite da Coesi e dal Calimero, lavoreranno sulla valorizzazione delle parti educative e di accompagnamento. Si investe anche su forme di sperimentazione innovative, inserendo una figura educativa che cercherà di creare un raccordo tra le tre ASST territoriali, con i  servizi specialistici territoriali. 


L’attività della mediazione culturale in carcere e presso gli uffici Uepe rappresenta un punto di forza e di attenzione per la popolazione straniera, molto speso ancor più vulnerabile e senza significativi punti di riferimento .

Per l’abitare vengono confermate le realtà che nel precedente biennio, hanno rappresentato accanto a Carcere e Territorio soluzioni temporanee importanti verso un primo avvicinamento all’inclusione sociale e alla ripresa dei contatti territoriali al termine della detenzione.

Significativa anche la presenza dei partners associati indicava di una realtà del terzo settore dinamica e attenta alla realtà carceraria provinciale, che spesso rappresenta la prima realtà lavorativa che incontrano i soggetti in esecuzione penale.