PON-TE

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Introduzione

Il progetto PON-TE è stato realizzato dall’Ambito di Bergamo ed è stato finanziato dall’avviso 4/2016 PON Inclusione PO I FEAD Proposte di intervento per il contrasto alla grave emarginazione adulta e alla condizione di senza dimora, finalizzato al superamento delle disomogeneità locali nel settore della cosiddetta povertà estrema, assicurando livelli minimi di servizio su tutto il territorio nazionali. La misura ha assunto come riferimento le Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta, oggetto di apposito accordo tra il Governo, le Regioni, le Province Autonome e le Autonomie locali in sede di Conferenza Unificata del 5 novembre 2015.
Le attività del progetto PON-TE hanno preso avvio a luglio 2018 e si sono concluse a marzo 2020. Il budget complessivo di progetto è stato di € 1.380.000, finanziati in ugual misura dal PON Inclusione e dal PO I FEAD.

Approfondimenti

Obiettivi principali

Il progetto ha avuto come obiettivo principale la realizzazione sul territorio di un modello strategico integrato di contrasto alla grave emarginazione integrando le diverse competenze per realizzare percorsi di uscita dalla marginalità, attraverso:

  1. Realizzazione di un sistema di governance e coordinamento

  2. Ridefinizione della filiera di accompagnamento all’autonomia, dall’aggancio fino alla piena cittadinanza

  3. Progettazione di interventi in risposta ai nuovi bisogni

  4. Sperimentazione di nuovi modelli di intervento

  5. Traduzione della sperimentazione in linee guida che descrivano un nuovo modello di contrasto alla grave marginalità

Aree di azione

Il progetto prevede la messa a sistema di servizi esistenti e il contestuale avvio di sperimentazioni in quattro aree: aggancio, salute, casa e lavoro.

Per quanto riguarda l’aggancio, queste le azioni previste:

  • Rimodulazione delle strategie di presa in carico e delle regole di accesso ai servizi a partire da una ridefinizione delle categorie di bisogno
  • Ridefinizione e potenziamento dell’aggancio in strada, con attenzioni specifiche ai giovani e alle donne
  • Costituzione di nuovi luoghi di ascolto e orientamento presso Galgario e Patronato S. Vincenzo
  • Riformulazione delle caratteristiche e della gestione delle strutture e spazi di accoglienza in base ai bisogni rilevati. Alcune idee progettuali da valutare in itinere: nuove forme di accoglienza per donne - centro diurno per giovani - spazio stanziale di aggancio a bassa soglia drop-in
  • Costituzione di un sistema di coordinamento che integri e superi la molteplicità di tavoli esistenti (integrazione fra Tavolo Bassa Soglia, Progetto Network e PON)

Per quanto concerne il tema casa, l’azione principale è stata l’avvio del servizio Housing First, basato sull’omonima metodologia già diffusa a livello europeo, attraverso l’attivazione di cinque appartamenti dedicati.

L’area salute ha sviluppato le seguenti azioni:

  • Sostenere e potenziare l’accoglienza di lungodegenza (con attenzione specifica all’accoglienza femminile)
  • Costruire collaborazioni, accordi e sinergie con ATS e ASST per superare l’invio al PS come interfaccia primaria
  • Monitoraggio dei SFD con disagio psichico e costruzione di sinergie per prese in carico rapide ed efficaci
  • Sostenere e potenziare gli ambulatori infermieristici oggi attivi
  • Sperimentare momenti informativi sulla prevenzione e l’educazione sanitaria

Per quanto riguarda l’area lavoro, le azioni si sono concentrate sulla proposta di laboratori con finalità risocializzanti e/o professionalizzanti, diffusi in diverse sedi e con target differenziati (giovani, donne…).

Una componente fondamentale, trasversale alle aree descritte e in generale all’intero sistema, è stata la distribuzione di beni materiali – quota di finanziamento FEAD. Sono stati distribuiti sia beni di prima necessità (kit igiene, coperte, sacchi a pelo, kit primo soccorso, indumenti, biancheria intima…), sia beni destinati all’accoglienza (suppellettili per la casa, indumenti, attrezzature da cucina, kit pulizia..). L’attività di consegna dei beni materiali è stata costruita in stretta relazione con i servizi e la distribuzione è avvenuta attraverso i luoghi già conosciuti e frequentati dalle persone senza dimora (dormitori, unità di strada, diurni, laboratori, sportelli), nel rispetto dei seguenti criteri:

  • Centralizzazione dell’acquisto e della gestione dei beni di prima necessità
  • Ampliamento della capacità di raccogliere beni di prima necessità
  • Coinvolgimento di giovani volontari in attività di raccolta e distribuzione
  • Magazzino e coinvolgimento di persone in fragilità

 

Soggetti coinvolti

Le azioni sono state condotte in regime di coprogettazione da un’associazione temporanea di imprese costituita da 7 organizzazioni: Fondazione Opera Bonomelli (capofila), Caritas Diocesana Bergamasca, Opera San Vincenzo, cooperative Il Pugno Aperto, di Bessimo, Ruah e Contatto. La gestione dei beni materiali è stata affidata alla cooperativa sociale Totem. Il progetto PON-TE ha visto la supervisione di FioPSD – Federazione italiana organismi per persone senza dimora

Conclusioni

Il progetto ha raggiunto complessivamente 561 persone, di cui 436 uomini e 125 donne, circa la metà dei quali di origine straniera.

La presenza di persone senza dimora nella città di Bergamo rappresenta un fenomeno numericamente significativo e in progressiva crescita. Nel 2014 l’Università di Bergamo e Caritas Bergamasca hanno pubblicato una ricerca che stimava una presenza di 683 persone senza dimora. La ricerca di Eupolis del 2013 fornisce una stima di 1.154 persone senza dimora a Bergamo, considerando all’interno del dato anche le persone ospitate in strutture di primo livello. Da una rilevazione 2017 basata sui dati di accesso ai dormitori e ad altri servizi di prima/seconda accoglienza, si stima una presenza di 1.016 utenti, a cui vanno sommate le persone refrattarie all’accesso a qualsiasi tipo di servizio e raggiunte solo dalle unità di strada (stimate in 30-40 persone), per un totale di circa 1.150 persone senza dimora presenti sul territorio.

Fra i fattori determinati di un fenomeno così numericamente rilevante, bisogna citare la sproporzione demografica tra la provincia di Bergamo (oltre un milione di abitanti, la seconda in Italia escluse le città metropolitane) e il suo capoluogo (attorno ai 120 mila abitanti), che rappresenta spesso il punto di approdo per percorsi biografici culminati nella grave marginalità, tanto che la presenza di persone senza dimora non interessa di fatto il resto del territorio provinciale.

Ultimo aggiornamento: 30/11/2022 15:09.51